Autore: Baron Cohen Simon
Anno: 1997
Isbn: 88-340-1241-0
Editore: Casa Editrice Astrolabio
Che tutti noi di continuo attribuiamo a NOI stessi e ai nostri simili degli stati mentali (per esempio, se diciamo che “Giulia è triste”, o che “papà è terribilmente arrabbiato”, tutti capiscono ciò che intendiamo dire), è una cosa così naturale e normale che è rimasta invisibile alla scienza psicologica per decine d’anni. Ogni individuo sano possiede la capacità di interpretare il comportamento altrui in termini di stati mentali, cioè possiede una teoria della mente, perché, per i nostri progenitori del Pleistocene, membri di una specie intensamente sociale, collaborativa e competitiva, saper indovinare prima e meglio le intenzioni di altri esseri umani, ma anche di altri predatori, costituiva un vantaggio considerevole nella lotta per la sopravvivenza. Come dice Baron-Cohen, ai nostri antenati era molto utile saper “leggere la mente” dei loro simil. Questa capacità, collegata strettamente col cosiddetto linguaggio degli occhi, sarebbe dunque uno dei motivi del successo evolutivo della specie umana, e secondo l’autore verrebbe appresa rapidamente dal bambino normale. Purtroppo, però, qualcosa può andare storto nel bambino autistico, che soffre, secondo Baron-Cohen, di una sorta di “cecità mentale”, cioè di una carenza nel meccanismo neurocognitivo che permette di leggere la mente; e i risultati sono tragici, perché per essere che si sono evoluti per vivere in stretto intreccio con le menti della madre, del padre, degli amici e dei compagni, essere cieche all’esistenza della mente altrui rappresenta ovviamente una perdita catastrofica. La vita senza saper leggere la mente ha un sapore forse ancora più amaro di una vita senza vista, udito, o senza la capacità di parlare. Scegliendo un taglio discorsivo e aderente alla realtà viva, l’autore indaga come sia possibile che il linguaggio degli occhi, frutto dell’evoluzione, universale e intellegibile a tutti i membri della nostra specie, possa portare due menti distine a comprendere le loro intenzioni reciproche. Egli però non si limita a illustrare i propri brillanti esperimenti cognitivi e i risultati della ricerca neuroscientifica, ma intreccia in un unico arazzo scienza cognitiva, psicologia dello sviluppo, primatologia, filosofia, neuroscienza cognitiva, biologia evoluzionistica, antropologia, ecologia comportamentale e letteratura, dando così la prima dimostrazione scientifica del meccanismo mentale con cui parliamo e comprendiamo il linguaggio degli occhi.